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8 aprile 2015

Il viaggio in Rojava di 13 donne: primo giorno, i campi. Kurdistan turco.

Il primo giorno visitiamo i campi.
Tende bianche in deserti di polvere, o piantate nel fango.

Occhi dappertutto. Ragazzini incuriositi dalla nostra presenza si accavallano gli uni sugli altri per essere fotografati. Hanno occhi grandi e spalancati. Giovani donne ferme sull'uscio delle tende ci osservano. Alcune, occhi smarriti, tornano dentro al nostro passaggio. Altre ci vengono incontro, occhi fieri, di chi non si lascia annientare.
L'unica cosa che si può trovare qui sono gli sguardi delle persone. Non hanno altro: i loro occhi e una tenda. Qui il futuro non esiste.

Cosa ne è stato di quello che c'era fino al giorno che ha spazzato via la vostra vita? Dei vostri figli, delle madri e dei padri, delle sorelle, della casa, del lavoro?

Ci raccontano quel giorno perché sanno che per il mondo esistono solo quando ricordano.
Chi se ne curerebbe, se non stessero lì a dirci come è andata?

Cosa è successo, quanti sono morti, come li hanno uccisi? Decapitati? o bruciati vivi? Quante donne stuprate? Quante rapite? E tu cosa hai fatto?
Io sono scappata, sulle montagne, e scappando ho preso i miei figli, ma il più piccolo non ce la faceva, ho dovuto lasciarlo lì.


30 marzo 2015

Il viaggio in Rojava di 13 donne: prima notte, Kurdistan turco.

La prima notte sono carica di emozioni.
Domani ai campi. Domani incontrerò le donne e vedrò i bambini. Mi cambierà la vita. Devo essere in forma.

In stanza con me c'è Assunta, è una psichiatra (che sia un segno? che l'abbiano mandata quelli che mi hanno detto: «In Iraq? In Siria? Sei pazza»).
Ci mettiamo a dormire.
Un urlo spezza il nostro sonno profondo. Saltiamo entrambe e ci guardiamo. Che succede? Non siamo nemmeno arrivate, siamo ancora in Turchia, la guerra non c'è.
Infatti non c'è la guerra, c'è il muezzin. Vaffanculo.

È l'alba, anche se fuori è ancora buio. Il canto continua per mezz'ora.
Bello.


26 marzo 2015

COMUNICATO STAMPA della delegazione di sole donne dell'IADL rientrata il 22 marzo 2015 dal Kurdistan iracheno, dal Rojava e dalla Turchia

COMUNICATO STAMPA
della delegazione di sole donne dell'IADL rientrata il 22 marzo 2015 dal Kurdistan iracheno, dal Rojava e dalla Turchia

ROMA, BERLINO, ISTANBUL, VIENNA
“Serve con urgenza una maggiore attenzione alle esigenze specifiche di donne e bambine sopravvissute al conflitto con ISIS. Tutti i campi dovrebbero ricevere dei fondi per garantire assistenza primaria a donne e bambini, non solo quelli dove ci sono presidi internazionali.”.
Questa la priorità identificata dalla delegazione internazionale di donne giuriste, accompagnate da una psichiatra, una video-maker, una giornalista grafica ed una farmacista, che ha visitato per una settimana i centri che accolgono le popolazioni sfuggite all’ISIS in Turchia, Kurdistan iracheno e Rojava.

La delegazione è stata organizzata da IADL (Associazione Internazionale avvocati democratici), in collaborazione con AED-EDL (European Democratic Lawyers) e ELDH (European Association of Lawyers for Democracy and World Human Rights) al fine di verificare e documentare le violazioni dei diritti umani delle donne nel contesto del conflitto con Isis.

Hanno preso parte alla delegazione attiviste ed esperte in diritti umani che fanno parte di diverse organizzazioni.

Le delegate nel corso della visita hanno incontrato donne esponenti delle associazioni, delle istituzioni, vittime e testimoni dirette della violenza. La delegazione ha visitato nel Kurdistan iracheno, in Rojava e Turchia campi governativi e non governativi dove sono accolte donne provenienti dalle aree di Shingal e Kobanê.

Gli Stati hanno l’obbligo di garantire una uguale distribuzione dei fondi e degli aiuti internazionali, per assicurare il soddisfacimento delle condizioni di vita elementari delle persone accolte in tutti i campi, e di provvedere a garantire un numero adeguato di personale e servizi di supporto specifici per le esigenze femminili.
E’ stato notato favorevolmente che là dove esistono luoghi di ascolto e di rappresentanza femminile all’interno dei campi, le donne hanno espresso una maggiore positività, nonostante le comuni difficoltà materiali.

Le testimonianze raccolte hanno confermato la brutalità dei crimini commessi da Isis: il femminicidio, nelle forme già rese note dai media internazionali, fa parte integrante delle tattiche di annientamento delle popolazioni colpite.

Gli esiti della ricerca saranno presentati in un rapporto che verrà presentato alle Nazioni Unite nel corso della 29ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani di Giugno a Ginevra, insieme ad una esposizione del lavoro grafico illustrato di Stefania Spanò (in arte Anarkikka), che ha preso parte alla delegazione.

http://www.iadllaw.org
http://www.aeud.org
http://www.eldh.eu

Barbara Spinelli (avvocata, IADL, ELDH, Giuristi Democratici, Trama di Terre, Italy); Aurora d’Agostino (avvocata, IADL, ELDH, Giuristi Democratici, Italy); Simonetta Crisci (avvocata, IADL, AED-EDL, Giuristi Democratici, Donne Diritti e Giustizia, Italy ); Aişe Acinkli (avvocata, ÖHD - Özgürlükçü Hukukçular Derneği, Turkey); Gülșen Uzuner (avvocata, IALD, ÇHD - Çağdaş Hukukçular Derneği, Turkey); Özge Taş (giurista, ELDH, Austria); Leyla Boran (giurista, Utamara, Hardershipcommission, Germany); Sara Montinaro (giurista, Ya Basta, Italy); Martina Bianchi (Università di Pisa, Mezzaluna Rossa Italia); Assunta Signorelli (psichiatra, Trama di Terre, Italy); Stefania Spanò (graphic journalist, Trama di Terre, Italy); Alice Corte (videomaker, Una stanza tutta per sé, Italy); Kader Karlidag (farmacista, Austria).


PRESS RELEASE

ROME - ISTANBUL - WIEN - BERLIN
“Stronger efforts by all national and international actors are essential to answer specific needs of women and girls survived to Daesh”. Women and girls survivors in all the camps must have equal access to appropriate support, including psychosocial services”. These are the priorities identified by the international delegation of women jurists, included one psychiatric and two journalists, that for one week visited refugee and IDP camps in Turkey, Rojava and Iraqi Kurdistan.

The delegation was organized by IADL (Associazione Internazionale avvocati democratici), in co-operation with AED-EDL (European Democratic Lawyers) and ELDH (European Association of Lawyers for Democracy and World Human Rights), in order to verify and document all the women’s human rights violation committed by Daesh during the conflict, and the condition of women survived to them.

Women activists and expert in human rights working for different NGO’s at local and international level take part in the delegation.
The delegation had meeting with institutions, women from NGO’s, victims and witnesses of violence. The delegation visited governative and non governative camps wich guest women from Shengal and Kobane.

States have an obligation to ensure equal distribuction of funds and international aid between all the camps, in order to ensure that every survivors have access to basic services, included reproductive and psychosocial services for women and girls. It was noted by the delegation that women express better feelings, despite difficult material conditions, in camps where exist women’s assembly.

Witnesses Interviews confirm the brutality of war crimes perpetrated by Daesh: femicide, in the manifestations exposed by international media, is a structural method used by Daesh to annihilate and destroy the Ezidi and the others populations attacked.

The result of the work of the delegation will be presented in a report that will be submitted by IADL in front of United Nations during the 29th session of HRC in June, in Geneva, jointly with an exposition of the graphic work of ANARKIKKA, an Italian women artist that joined the delegation.

http://www.iadllaw.org
http://www.aeud.org
http://www.eldh.eu

Barbara Spinelli (lawyer, IADL, ELDH, Giuristi Democratici, Trama di Terre, Italy); Aurora d’Agostino (lawyer, IADL, ELDH, Giuristi Democratici, Italy); Simonetta Crisci (lawyer, IADL, AED-EDL, Giuristi Democratici, Donne Diritti e Giustizia, Italy); Aişe Acinkli (lawyer, ÖHD - Özgürlükçü Hukukçular Derneği, Turkey); Gülșen Uzuner (lawyer, IALD, ÇHD - Çağdaş Hukukçular Derneği, Turkey); Özge Taş (jurist, ELDH, Austria); Leyla Boran (jurist, Utamara, Hardershipcommission, Germany); Sara Montinaro (jurist, Ya Basta, Italy); Martina Bianchi (PhD in international law University of Pisa, Heyva Sor a Kurd Italy); Assunta Signorelli (psichiatrist, Trama di Terre, Italy); Anarkikka (graphic journalist and cartoonist, Trama di Terre, Italy); Alice Corte (videomaker, Una stanza tutta per sé, Italy); Kader Karlidag (pharmacist, Austria).

3 marzo 2015

Anarkikka in mostra su VIOLENZA ASSISTITA INTRAFAMILIARE


Ciao a tutt*.
Oggi si ricomincia a bloggare.
E' da tempo che avevo sospeso queste pagine. Il tempo è sempre poco, e non riesco a gestirlo.
Ci riprovo.

L'occasione è la presentazione del mio ultimo progetto illustrato sulla violenza assistita.

15 tavole che raccontano una violenza sottovalutata e di cui si parla poco, che provoca nei minori disturbi gravissimi, a livello emotivo, cognitivo, fisico e relazionale, e che solo in Italia coinvolge 400.000 bambini.

La violenza assistita è quella violenza domestica che consiste nel sottoporre un minore alla violenza verbale, fisica, sessuale di un genitore sull'altro e/o su persone a cui vuole bene.

Quando la violenza è ripetuta, compromette seriamente il benessere, lo sviluppo individuale e la capacità di interagire in modo funzionale a livello sociale, di un minore.
E' causa di forti disagi come stress, depressione, difficoltà scolastiche, ridotte capacità empatiche, bassa autostima, svalutazione di sé, e nel lungo periodo, può aumentare il rischio della riproducibilità, ossia di sviluppare comportamenti violenti in età adulta, assumendo la violenza come strumento relazionale, soprattutto nei rapporti di coppia.

I temi affrontati sono:

Violenza domestica
• La violenza non è amore
• Come riconoscerla        
• Come proteggersi
• Femminicidio: non chiamatelo raptus

Violenza assistita intrafamiliare
• I bambini che assistono alla violenza sono vittime di violenza.
• Pranzo criminale. La violenza assistita è un reato.
• Quando il mostro non è nelle fiabe, la paura è senza fine.
• Il ruolo di un bambino è essere protetto, non proteggere.
• In tutto questo rumore, il suo silenzio parla. Ascoltalo.
• Anche un genitore violento è un genitore modello.
La violenza assistita provoca gravi danni ai legami di attaccamento.
• Se per te e il tuo bambino non c'è rifugio in casa, cerca una casa rifugio.
• I bambini che rifiutano il genitore violento, vanno ascoltati e protetti.
• La PAS (Parental Alienation Syndrome) non esiste. Il fatto non sussiste.
"Per farti del male, farò del male ai tuoi figli." Femminicidio: i danni fisici ai bambini non sono effetti collaterali.

La prima tappa della mostra sarà domenica mattina a Latina, in piazza del Popolo, in occasione dell'8 marzo, grazie alle donne del Centro Donna Lilith.

La mostra è disponibile a richiesta, scrivendo a anarkikka@stefaniaspano.it
Qui per maggiori informazioni.


Anarkikka

17 settembre 2012

Sabra e Shatila


Per non dimenticare... ricorda.

Sabra e Shatila sono due campi di rifugiati palestinesi alla periferia di Beirut, in Libano.

Tra il 16 e 18 settembre del 1982, in cerca di vendetta per l'assassinio di Gemayel e coordinandosi con le forze israeliane dislocate a Beirut ovest, le milizie cristiano-falangiste di Elie Hobeika, entrarono nei campi profughi di Sabra e Shatila, e massacrarono centinaia di arabi palestinesi, tra cui vecchi, donne e bambini.

Il film d'animazione Valzer con Bashir ripercorre con estrema drammaticità quel massacro.

3 luglio 2012

Non sono un #mediacomplice!

Non sono un #mediacomplice!
Quando una donna è assassinata #nonraccontoscuse!

© AnarkikkaMi rivolgo a tutti i media, bloggers, mezzi di informazione: adottate il "bollino"!Assumiamoci la responsabilità di cambiare il linguaggio utilizzato nel raccontare l'assassinio di una donna! Basta con i soliti aggettivi che implicitamente tendono a giustificare la violenza nei confronti delle donne: geloso, abbandonato, solo, disperato...Grazie a Giorgia Vezzoli di Vita da Streghe che ha subito condiviso!Non sono un #mediacomplice

5 giugno 2012

Piccoli effetti collaterali


Hula, Siria
25 maggio 2012

Piccoli effetti collaterali

da Unchildren Off


"I proiettili sparati in aria sono ricaduti giù entrando nelle loro teste come lame nel burro. Li portiamo in sala operatoria. Resteremo lì tutta la notte, ne arriveranno altri quattro, di bambini così, e ci sembra un'allucinazione, un'epidemia.

Sette bambini colpiti in testa, per celebrare la vittoria.

Solo due sopravviveranno."

da Pappagalli verdi di Gino Strada

3 maggio 2012

About WomEn

Trovo mamma a terra, rannicchiata dietro il divano. C’è la Tv a tutto volume, ha lo schermo rotto e il telecomando è in mille pezzi. Mamma ha la faccia piena di sugo e un mucchietto di capelli strappati che le pende di lato, come una ragnatela. Mi avvicino e la scuoto, ma non apre gli occhi. Ci sono i cocci verdi delle bottiglie di papà intorno a lei, la birra che scorre sul pavimento. Mamma non apre gli occhi, la chiamo. Ci sono sedie scaraventate a terra, una ha una gamba rotta. Mamma non apre gli occhi, non risponde, sulla coscia ha un’enorme macchia viola. C’è una montagna di schiuma nel lavello della cucina, i piatti sono infilati dentro e l’acqua è aperta. Le tende sono strappate ed entra tantissimo sole. Mamma non apre gli occhi, non risponde, continuo a scuoterla, ha una palpebra gonfia. Ci sono i resti del pranzo spiaccicati sul tavolo, l’anta del frigo è spalancata, le calamite e i miei disegni sono tutti a terra. Mamma non apre gli occhi, non si muove, non risponde. C’è la cintura di papà sul divano. Prima di andare via ha dimenticato di rinfilarsela.

da "E' Donna"
di Stefania Spanò e Francesca de Lena
per la Fondazione Pangea Onlus

Tutti i diritti riservati.

26 aprile 2012

Maternità e lavoro

Il mio bambino mi ha dato un calcio mentre facevo la fila per la ruota panoramica. Mio marito era a lanciare freccette al tiro al bersaglio, altrimenti si sarebbe precipitato a poggiarmi una mano sulla pancia

Da quando sono incinta gli uomini non fanno altro, poggiano la mano e sorridono.

Siamo venuti al luna park alla fine di una brutta giornata.

- Che bella pancia! - ha detto stamattina il mio capo invitandomi nel suo ufficio. Mi ha fatto accomodare tra mille cerimonie e ha preso a gesticolare e parlare con voce concitata: - Devo farlo - ha detto. - Non è una mia decisione mandarla via, mi creda. Ha abbassato gli occhi e si è messo a scuotere la testa, la scuoteva così forte che ho temuto gli si staccasse dal collo: E’ uno scandalo! sembrava pensasse. Quando l’ha rialzata ha fatto un grosso sorriso, si è messo in piedi e mi ha accompagnato fuori. Mi ha fatto gli auguri per tutto, ma soprattutto per il bambino.

- Posso? - mi ha chiesto.

Non ho neanche avuto il tempo di rispondere e già avevo la sua mano sulla pancia.


da "E' Donna"
di Stefania Spanò e Francesca de Lena
per la Fondazione Pangea Onlus

Tutti i diritti riservati.

5 marzo 2012

8 Marzo, a noi la festa a voi la parola

Aderisco all'appello postato in contemporanea da:
Giovanna CosenzaIngenereLoredana LipperiniManuela Mimosa RavasioMarina TerragniLorella Zanardo 

"Sarebbe bello che per questo Ottomarzo le cose andassero un po’ diversamente.

Che per una volta non toccasse alle donne elencare di tutti i guai causati a questo Paese da un’irriducibile “questione maschile”: il monopolio, come lo chiama Chiara Saraceno, dei posti di potere, l’applicazione di cospicue quote non scritte (tra l’85 e il cento per cento) a favore degli uomini.

Sarebbe interessante che stavolta fossero i nostri colleghi giornalisti, opinionisti e blogger, a dire “I care”.

A scrivere: la violenza e il femminicidio sono un mio problema, e rivelano l’incapacità della sessualità maschile di liberarsi dalla tentazione del dominio.

Come posta un lettore, Claudio Losio, sul blog “Il corpo delle donne”, commentando la vicenda della ragazza stuprata da un militare a L’Aquila (), “il quadro che ne esce ci riporta indietro di 30 anni, al documentario di Tina Lagostena Bassi sul processo per stupro. La giovane studentessa dell’Aquila è nostra figlia, dobbiamo trovare il modo di sostenerla e proteggerla”.

“I care”: è un mio problema di uomo lo sfruttamento commerciale e mediatico della bellezza femminile, che indebolisce le donne inchiodandole a stereotipi umilianti.

E’ un mio problema che l’agenda politica e quella economica siano decise quasi esclusivamente da vecchi maschi che bloccano qualunque innovazione per il loro vantaggio personale.

E’ un mio problema la mancanza di welfare e di servizi, freno all’occupazione femminile e allo sviluppo.

E’ un mio problema l’eccesso maschile che sta danneggiando tutti, donne e uomini.

E serve anche il mio impegno perché le cose cambino. 


Sarebbe bello."

6 febbraio 2012

Vorrei precisare.

In questi giorni, continua ad essere forte la polemica sulla sentenza della Corte di Cassazione in merito alle misure cautelari in caso di stupro di gruppo, polemica alimentata anche dal fatto che il messaggio passato è spesso impreciso e frutto di una sempre più facile cattiva informazione.

Questa polemica ha fatto sì che molte persone, e le ringrazio, in risposta alle mie immagini sull'argomento, ci abbiano tenuto a precisar"mi" quanto realmente accaduto.

Vorrei rassicurare tutti che io approfondisco sempre le notizie.
Non mi fido mai dei titoloni o degli umori.

Ed anche in questo caso, mi è ben chiaro cosa sia successo. Ho letto la sentenza, conosco i precedenti, ho chiare persino le "buone" intenzioni dei giudici, solo che non condivido.

Non condivido nulla del modo in cui nel nostro paese si legifera in tutti i casi di delitti e reati di natura sessuale.

Qui non si vogliono chiudere innocenti in carcere, sono solo assolutamente convinta che per questo tipo di imputazione, fosse giusto mantenere il carcere obbligatorio in via cautelare.

E trovo sbagliato che si sia voluto equiparare lo stupro di gruppo alla violenza commessa da un singolo. Credo che il primo non sia una variante del secondo, ma reato a sé, drammaticamente più aberrante nella modalità e per le conseguenze.

E se mi si viene a dire che il problema era trovare un modo perché i carnefici potessero restare in carcere... beh! lasciatemelo dire, mi sembra un po' contorto.

Comunque: non sono un giudice, un avvocato, non mi occupo di legge, ma racconto sentimenti, sintetizzo emozioni, e quando la frustrazione per quel che accade è grande, la immagino esattamente come l'ho espressa.

3 febbraio 2012

Istruzioni per l'(ab)uso!


La Corte di Cassazione continua a stupirci con i suoi effetti speciali!

E' ormai sempre più evidente quanto questo paese sia inadeguato a legiferare in termini di donne, diritti, parità di genere, violenza sessuale, stalking... e potrei continuare all'infinito.

Ieri si è stabilito che anche in caso di stupro di gruppo, i carnefici possano beneficiare di strumenti alternativi al carcere come misura cautelare (la Corte Costituzionale aveva già cancellato l’obbligo, per il giudice, di disporre "unicamente" il carcere come misura cautelare nei confronti di "un" presunto responsabile).

Si è ritenuto che questo reato “presenti caratteristiche essenziali non difformi” dagli altri reati di natura sessuale precedentemente considerati.

Trovavo già discutibile che lo stesso principio fosse passato in caso di violenza commessa da un singolo... ma lo stupro di gruppo è (per quanto possibile) un reato ancor più efferato, ed andrebbe equiparato ai reati per cui è prevista "automaticamente" la misura cautelare in carcere.

A cosa dobbiamo tanta stoltezza?

Questo modo di considerare i reati di natura sessuale non sono indicativi di una cattiva cultura?

E dove mettiamo il pericolo di fuga? O l'intimidazione di testimoni e/o vittime?

5 ottobre 2011

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Lavoravano senza contratto.
In nero.
Quattro euro l'ora.
Per dodici ore al giorno.
In un edificio fatiscente.
Per sopravvivere.

Erano giovani.
Donne.
Italiane.
Senza futuro.