29 maggio 2015

Perché non ho denunciato

Oggi è il Denim day, la giornata istituita 15 anni fa dall'associazione Peace Over Violenze in risposta alla sentenza della Cassazione che in Italia assolse, nel febbraio del 1999, un uomo dallo stupro di una ragazza perché lei indossava un paio di jeans. E in questa giornata lanciamo la sfida di pubblicare articoli con lo stesso titolo: "Perché non ho denunciato" e cominciamo facendolo in prima persona sui blog del Fatto, il Manifesto, del Corriere e Lipperatura.

L'iniziativa è promossa da un gruppo di giornaliste (Luisa Pron­zato, Nadia Somma, Luisa Betti) che invitano tutte le altre, giornaliste e blogger, a fare proprio il titolo e l'immagine. E invita tutte le altre donne a raccontarsi rispondendo a: "Perché non ho denunciato."
































Io non ho denunciato perchè avevo paura, non volevo che fosse la mia vita a essere sezionata, lui era già riuscito a isolarmi da tutti, ero stata messa al bando, mi sentivo molto sola e impreparata ad affrontare i giudizi che, sapevo, inevitabilmente, sarebbero serviti a farmi a pezzi, a demolire la mia persona per proteggere lui. Ero giovane, convinta di avere mille colpe, con una bambina piccola da proteggere dagli sguardi degli altri. E, soprattutto, non volevo più avere a che fare con lui, non volevo più incrociare il suo sguardo, sentire le sue calunnie, ascoltare le sue offese, subire la sua violenza sottile e subdola. Non denunciarlo credevo fosse l'unico modo per liberarmi di lui. Invece, per anni ho avvertito su di me il suo sguardo, di giorno e di notte, ovunque fossi, ovunque andassi, con chiunque mi accompagnassi. Oggi non rifarei lo stesso errore, non gli permetterei di farla franca, forte di essere una persona nuova, con la consapevolezza che nulla di quello che ho subito fosse colpa mia, e con l'aiuto, sono certa, di una società che sta cambiando, che inizia a riconoscere i violenti per quello che sono.

Anarkikka

Hanno aderito:
Anarkikka
Il corpo delle donne
Sesso, Genere, genere ... ma non da solo
Alberta Ferrari su L'Espresso
Non lo faccio più
Luigia Tauro

18 maggio 2015

Hunziker e Bongiorno, la PAS non esiste!

Domenica 10 maggio Michelle Hunziker, intervistata da Fabio Fazio, ha parlato della proposta di legge dell’avvocata Giulia Bongiorno che vorrebbe punire con il carcere chi si macchia di un reato basato su una malattia che non esiste: la PAS (Sindrome di Alienazione parentale).

“Quando i genitori si separano – aveva detto Hunziker – il figlio spesso diventa un’arma di ricatto, non solo il figlio soffre tantissimo perché non riesce più magari a vedere il papà, o addirittura viene talmente alienato, che gli viene una sindrome che si chiama PAS, che è una sindrome a tutti gli effetti che è una sorta di abuso, di violenza”.

"Un’affermazione, questa, che ha mostrato quanto la show girl ignori la vera origine e gli effetti della Pas: una malattia, come già ampiamente documentato, mai dimostrata scientificamente, dichiarata inesistente dal Ministero della Sanità, classificata come non utilizzabile nei Tribunali dalla sentenza di Cassazione sul caso del bambino di Cittadella (il minore trascinato davanti la scuola), assente nelle due maggiori classificazioni internazionali dei Disturbi mentali (DSM e ICD), non considerata dall’APA (American Psychological Association), dichiarata pericolosa sia dal National District Attorneys Association (Istituto di ricerca dei procuratori americani) che dall’Associazione Spagnola di Neuropsichiatri, e infine rifiutata in Italia dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici, la Società italiana di pediatria, l’Ordine degli psicologi della Regione Lazio e la Rete nazionale dei centri antiviolenza (DiRe)."
(cit. Luisa Betti)

L'affermazione di Hunziker ha scatenato un'ondata di proteste, appelli e comunicati, nella speranza che Fazio e la RAI si scusino e rettifichino un'informazione tanto scorretta.


Per contribuire alla protesta, si può partecipare all'iniziativa di mailbombing contro gli autori di Che tempo che fa, il conduttore Fabio Fazio e Doppia difesa, l'associazione di cui sono esponenti Hunziker e Bongiorno.

Il testo qui proposto è di Lorenzo Gasparrini, che potete copiare e inviare a:

raitre.chetempochefa at rai.it
chefuoritempochefa at rai.it
info at doppiadifesa.it
segreteria at doppiadifesa.it 


Spett. “Che tempo che fa” e “Doppia difesa”,

quanto successo domenica 10 maggio scorso, e raccontato nei particolari da questo articolo di Luisa Betti, è davvero imbarazzante e vergognoso.

Vedere avallato da una trasmissione televisiva popolare (nella quale la responsabilità di conduttore e autori, anche se palesemente ignoranti del tema in oggetto, non è scusabile in nessun modo) una tale mostruosità non fa che convincermi sempre di più che una battaglia civile sui temi dei femminismi, degli studi di genere, della parità di genere, contro le ignoranze e le ipocrisie di un paese arretrato come pochi al mondo su questi temi è sempre più necessaria – com’è necessario protestare in occasioni come questa.

La complicità, anche se involontaria, con una informazione scorretta non è più scusabile in nessun modo. Le informazioni ci sono, le competenze pure: chi si occupa di programmi televisivi di massa dovrebbe avere – non per legge, ma per propria etica professionale – molti più scrupoli prima di offrire microfono e telecamere a chi rappresenta, sul tema, solo una fazione i cui argomenti sono sconfessati addirittura dalla Cassazione (come si può leggere nell’articolo linkato sopra). Se vi serve sapere come una fazione arrivi ad avere dalla sua parte una proposta di legge e un programma televisivo, non mancano certo le conoscenze per spiegarlo. Basta avere, ripeto, lo scrupolo professionale di interrogarle. E’ paradossale che in un periodo nel quale qualunque chiacchierone pretende su media – ed è accontentato! – un “contraddittorio”, proprio su un argomento così complesso e doloroso si sia lasciata mano libera a una sola delle parti.

Non credo nella malafede – essa va provata, non la si denuncia a vuoto. Credo più nell’ignoranza e nella superficialità, che ne sono certamente i prodromi, ma che non sono reati. Sono solo l’ennesima dimostrazione che nella comunicazione pubblica la competenza e la conoscenza dei fatti su cui basare gli argomenti non sono richieste. La gravità di quanto accaduto sta qui: quello che è andato in onda non è stato presentato come un mero spettacolo propagandistico – ciò che nei fatti è stato – ma come informazione. E non lo è stata.

Milioni di persone che hanno assistito alla trasmissione – prive di competenza tra l’altro neanche particolarmente specifica – hanno assimilato concetti, spiegazioni e costruzioni sociali del tutto discutibili nel merito. Trovo tutto ciò gravissimo, tenendo conto che si parlava anche di vite di minori.

Ciò che vorrete fare in proposito – anche se non farete assolutamente niente – testimonierà della vostra buona fede e della vostra etica professionale.

«Quello che infatti succede in Italia, e che forse non tutti sanno incluso Fabio Fazio, è che sempre più spesso donne che denunciano violenza domestica e hanno i figli che non vogliono vedere il padre proprio perché vittime di violenza assistita o subita, si ritrovano accusate di alienare questi minori grazie alla Pas che serve a dimostrare che la violenza non c’è e che è in realtà si tratta di una falsa accusa in quanto è la madre che mette contro la prole nei riguardi del padre, e questo senza neanche ascoltare le ragioni del minore: una situazione che questa legge aggraverebbe mandando queste donne anche in prigione.»

Firmato...


Si può contribuire alla protesta anche via twitter, utilizzando gli hashtag #laPASnonesiste #noPAS, indirizzati a @DoppiaDifesa, @m_hunziker, @fabfazio, @chetempochefa.

Grazie,
Anarkikka

4 maggio 2015

Anarkikka è qui!

Ciao a tutt*.

Ieri sera ho avuto la cattiva notizia che Fb potrebbe chiudere la mia pagina. Con un messaggio molto generico, senza spiegazioni, mi si avvisava che la pagina di Anarkikka è in "verifica", perché segnalata da più parti per un non precisato "uso improprio" delle regole di Fb.
Non so cosa questo significhi, ma se la responsabilità fosse mia, sarebbe accaduto senza volerlo.



Quello che più fa male, è la brutta sensazione di sentirsi completamente vulnerabili e in balia di sconosciuti. All'improvviso tocchi con mano cosa significhi che Fb è una proprietà di altri, e che il tuo lavoro, il tuo impegno, la tua presenza sul social, sono una semplice concessione di persone che con te non hanno nulla a che spartire.

Questo mi spingerà sin da oggi, indipendentemente da come va a finire, a utilizzare più il mio blog che i social per condividere con voi il mio lavoro.

So che la cosa mi penalizzerà, che la visibilità sarà più difficile da ottenere, che molt* di voi potrebbero perdere la mie tracce, ma spero e confido che mi seguiate anche da qui.

Non sono abituata al lamento, ma provate a immaginare cosa provereste se un bel giorno qualcuno cancellasse con un click gli ultimi tre anni del vostro lavoro. Vi assicuro che è dura, e
questa attesa è logorante.

Ringrazio tutt* gli amici e fan che in queste ore mi stanno sostenendo e "virtualmente" abbracciando,
Anarkikka






13 aprile 2015

1 euro per sostenere il progetto "Le ragazze di Kobane"

Se apprezzi il mio lavoro e vuoi aiutare a sostenerlo, questo è il momento.

1 euro per sostenere il mio progetto illustrato Le ragazze di Kobane (il titolo è provvisorio).
In omaggio il file della tavola qui sotto, che potrai stampare quando vuoi e nel formato che desideri.

Il progetto racconterà in mostra il mio viaggio nei campi dei rifugiati del Kurdistan sfuggiti all'ISIS, con particolare attenzione alle donne sopravvissute all'orrore, e alle donne curde combattenti, che con grande coraggio hanno assunto in questa guerra un ruolo decisivo.

Racconterà della grande dignità del popolo Yazida, perseguitato in Iraq, e della rivoluzione delle donne del Rojava, in Siria.

Il tuo sostegno contribuirà alle spese di stampa, trasporto e allestimento della mostra, a Giugno, a Ginevra, dove sarà presentata alle Nazioni Unite nel corso della 29ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani.

In Italia, il progetto e la mostra verranno presentati successivamente a Imola, presso la sede dell'Associazione Trama di terre, che ha materialmente contribuito a parte del viaggio, compresa la mia partecipazione.

Qui potrai trovare tutte le informazioni, quelle che via via completeranno la narrazione, e seguire gli aggiornamenti e le anteprime del progetto.

Con un grazie grande, grande, ma grande
Anarkikka

Il pulsante in calce permette il versamento on line del contributo. Ricevuta la notifica, ti sarà inviato via mail il file in pdf per la stampa di alta qualità della tavola in omaggio (ti ricordo che il file è a tuo uso esclusivo, privato, e non commerciale).



8 aprile 2015

Il viaggio in Rojava di 13 donne: primo giorno, i campi. Kurdistan turco.

Il primo giorno visitiamo i campi.
Tende bianche in deserti di polvere, o piantate nel fango.

Occhi dappertutto. Ragazzini incuriositi dalla nostra presenza si accavallano gli uni sugli altri per essere fotografati. Hanno occhi grandi e spalancati. Giovani donne ferme sull'uscio delle tende ci osservano. Alcune, occhi smarriti, tornano dentro al nostro passaggio. Altre ci vengono incontro, occhi fieri, di chi non si lascia annientare.
L'unica cosa che si può trovare qui sono gli sguardi delle persone. Non hanno altro: i loro occhi e una tenda. Qui il futuro non esiste.

Cosa ne è stato di quello che c'era fino al giorno che ha spazzato via la vostra vita? Dei vostri figli, delle madri e dei padri, delle sorelle, della casa, del lavoro?

Ci raccontano quel giorno perché sanno che per il mondo esistono solo quando ricordano.
Chi se ne curerebbe, se non stessero lì a dirci come è andata?

Cosa è successo, quanti sono morti, come li hanno uccisi? Decapitati? o bruciati vivi? Quante donne stuprate? Quante rapite? E tu cosa hai fatto?
Io sono scappata, sulle montagne, e scappando ho preso i miei figli, ma il più piccolo non ce la faceva, ho dovuto lasciarlo lì.


2 aprile 2015

Sfatiamo il mito del multitasking!

Esce oggi la nuova vignetta per la rubrica di Anarkikka MUMble... MUMble, su Le Nuove Mamme

"Ormai impera il mito del #‎multitasking: “Le donne sono più brave, sanno organizzarsi meglio, sono straordinarie a districarsi in circostanze complicate.”

Balle! Smettiamola di raccontarcela così, di cedere alla lusinga.
E’ solo che siamo costrette, siamo allenate, siamo “adattate” alle circostanze.
E’ un merito che deriva dal doversi arrangiare da sole, un alibi che forniamo agli uomini, sollevandoli come al solito dalle loro responsabilità!

E’ una multipresa per il culo!
E ce la propinano bene."

Anarkikka

30 marzo 2015

Dol's intervista Anarkikka sul viaggio in Rojava

Una missione dello IADL (in Italia Giuristi Democratici) ha lo scopo di verificare la situazione di donne e bambine sopravvissute alla barbarie di ISIS e alla guerra in quelle aree geografiche.

Vi partecipa anche Anarkikka. L’abbiamo intervistata.

Come sei riuscita a farne parte?
Sono stata invitata dall’Avvocata dello IADL Barbara Spinelli, che ha organizzato la delegazione di sole donne, molte delle quali avvocate. Barbara conosce e apprezza il mio lavoro di denuncia e il mio impegno per le donne. Il suo invito mi ha lusingata e riempita di gioia. A giugno, a Ginevra, il report sarà accompagnato da un’esposizione del mio racconto grafico illustrato del viaggio. Spero con tutto il cuore di riuscire almeno in parte a trasmettervi le emozioni che ho provato e, ancor di più, quelle che mi hanno trasmesso le meravigliose donne che ho incontrato.

Cosa hai visto? La situazione delle donne e dei bambini necessita di grande attenzione?
In generale nei campi non ci sono supporti adeguati, e non esistono supporti in un’ottica di genere. Abbiamo, inoltre, rilevato un’ineguale distribuzione dei fondi internazionali, che influisce negativamente sulle elementari condizioni di vita dei profughi.
Soprattutto i bambini che rammenteranno questi periodi duri?
Difficile dirlo. Immagino solo che alcuni traumi segneranno per sempre le loro vite, come accade in situazioni tanto drammatiche. La guerra non si dimentica, e molti bambini hanno perso tutto, anche i genitori. Il terrore glielo leggi nello sguardo, ma a tratti anche la gioia di chi é sopravvissuto.

V’è aiuto psicologico?
Quello che posso dire é che abbiamo verificato che dove esiste organizzazione e rappresentanza femminile, la condizione femminile, e più in generale la condizione dei campi, appare migliore, e gli aspetti umani sono più considerati.

E le donne violate ed usate come arma di guerra?

"Dalle testimonianze appare chiara e confermata, purtroppo, la brutalità di ISIS, che supera qualunque immaginazione. Le donne in guerra sono sempre obiettivo e strumento principale per annientare e annichilire un popolo."

Come fare a risanare la ferita?
Accorgerci di loro! Non dimenticarli.

E tu cosa hai provato? Compassione, odio, compenetrazione o senso di impotenza?
Ho provato tutto. Rabbia e impotenza per le vittime, profondo rispetto per tutto quel dolore e per chi non riesce a sopravvivergli, ma mi sono sentita anche molto fortunata e onorata di aver potuto incontrare quelle donne, il loro coraggio, la loro forza e dignità. Le combattenti, le sopravvissute, le madri che nessuno può abbattere, le ragazze umiliate che nessuna violenza riesce davvero a demolire. L’unica paura che le pervade davvero, e che ho anche io, e che da questa parte del mondo davvero siamo tanto, troppo, distratti…

su Dol's


Il viaggio in Rojava di 13 donne: prima notte, Kurdistan turco.

La prima notte sono carica di emozioni.
Domani ai campi. Domani incontrerò le donne e vedrò i bambini. Mi cambierà la vita. Devo essere in forma.

In stanza con me c'è Assunta, è una psichiatra (che sia un segno? che l'abbiano mandata quelli che mi hanno detto: «In Iraq? In Siria? Sei pazza»).
Ci mettiamo a dormire.
Un urlo spezza il nostro sonno profondo. Saltiamo entrambe e ci guardiamo. Che succede? Non siamo nemmeno arrivate, siamo ancora in Turchia, la guerra non c'è.
Infatti non c'è la guerra, c'è il muezzin. Vaffanculo.

È l'alba, anche se fuori è ancora buio. Il canto continua per mezz'ora.
Bello.


26 marzo 2015

Il viaggio in Rojava di 13 donne: la partenza.

Sono partita quasi all'improvviso, perchè ho deciso all'ultimo. L'ansia, la paura, lasciare a casa una preoccupatissima figlia, erano l'ostacolo al viaggio. Ma il viaggio era di quelli che nella vita ti potrebbero capitare una sola volta, e non andare proprio non si può. Quindi l'aereo, poi un altro aereo, ad incontrare le donne con le quali avrei condiviso questa esperienza.

Che belle che erano, che bello era tutto quello che mi circondava. La Turchia col suo odore di carne, la pioggia incessante, il tè a pranzo! E poi il bagno turco e nessun bidet (perchè nessuno ci copia il bidet?). Alice è il mio primo incontro. Siamo arrivate insieme all'aereoporto. Lei ha la telecamera. E' giovane e carina, col suo romano di borgata. Ha sonno e fame. Le avrà per tutto il viaggio. Poi Simonetta, secondo incontro, primo amore. Una donna energica, con quell'età che non si chiede alle signore. Per il resto potete domandarle qualsiasi cosa, di qualsiasi epoca. Lei c'era, ma c'era davvero, con tutta se stessa. E vi sembra di vederla, nel '76, o in quella manifestazione dell'89, mentre parla e parla e parla, e nel frattempo si perde la valigia, e poi la busta con i fermacapelli per le donne yazide, dov'è la busta di Simonetta?, e la bottiglia dell'acqua che abbiamo appena comprato.

Saremo in tredici, tredici donne che arriveranno in Rojava.


COMUNICATO STAMPA della delegazione di sole donne dell'IADL rientrata il 22 marzo 2015 dal Kurdistan iracheno, dal Rojava e dalla Turchia

COMUNICATO STAMPA
della delegazione di sole donne dell'IADL rientrata il 22 marzo 2015 dal Kurdistan iracheno, dal Rojava e dalla Turchia

ROMA, BERLINO, ISTANBUL, VIENNA
“Serve con urgenza una maggiore attenzione alle esigenze specifiche di donne e bambine sopravvissute al conflitto con ISIS. Tutti i campi dovrebbero ricevere dei fondi per garantire assistenza primaria a donne e bambini, non solo quelli dove ci sono presidi internazionali.”.
Questa la priorità identificata dalla delegazione internazionale di donne giuriste, accompagnate da una psichiatra, una video-maker, una giornalista grafica ed una farmacista, che ha visitato per una settimana i centri che accolgono le popolazioni sfuggite all’ISIS in Turchia, Kurdistan iracheno e Rojava.

La delegazione è stata organizzata da IADL (Associazione Internazionale avvocati democratici), in collaborazione con AED-EDL (European Democratic Lawyers) e ELDH (European Association of Lawyers for Democracy and World Human Rights) al fine di verificare e documentare le violazioni dei diritti umani delle donne nel contesto del conflitto con Isis.

Hanno preso parte alla delegazione attiviste ed esperte in diritti umani che fanno parte di diverse organizzazioni.

Le delegate nel corso della visita hanno incontrato donne esponenti delle associazioni, delle istituzioni, vittime e testimoni dirette della violenza. La delegazione ha visitato nel Kurdistan iracheno, in Rojava e Turchia campi governativi e non governativi dove sono accolte donne provenienti dalle aree di Shingal e Kobanê.

Gli Stati hanno l’obbligo di garantire una uguale distribuzione dei fondi e degli aiuti internazionali, per assicurare il soddisfacimento delle condizioni di vita elementari delle persone accolte in tutti i campi, e di provvedere a garantire un numero adeguato di personale e servizi di supporto specifici per le esigenze femminili.
E’ stato notato favorevolmente che là dove esistono luoghi di ascolto e di rappresentanza femminile all’interno dei campi, le donne hanno espresso una maggiore positività, nonostante le comuni difficoltà materiali.

Le testimonianze raccolte hanno confermato la brutalità dei crimini commessi da Isis: il femminicidio, nelle forme già rese note dai media internazionali, fa parte integrante delle tattiche di annientamento delle popolazioni colpite.

Gli esiti della ricerca saranno presentati in un rapporto che verrà presentato alle Nazioni Unite nel corso della 29ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani di Giugno a Ginevra, insieme ad una esposizione del lavoro grafico illustrato di Stefania Spanò (in arte Anarkikka), che ha preso parte alla delegazione.

http://www.iadllaw.org
http://www.aeud.org
http://www.eldh.eu

Barbara Spinelli (avvocata, IADL, ELDH, Giuristi Democratici, Trama di Terre, Italy); Aurora d’Agostino (avvocata, IADL, ELDH, Giuristi Democratici, Italy); Simonetta Crisci (avvocata, IADL, AED-EDL, Giuristi Democratici, Donne Diritti e Giustizia, Italy ); Aişe Acinkli (avvocata, ÖHD - Özgürlükçü Hukukçular Derneği, Turkey); Gülșen Uzuner (avvocata, IALD, ÇHD - Çağdaş Hukukçular Derneği, Turkey); Özge Taş (giurista, ELDH, Austria); Leyla Boran (giurista, Utamara, Hardershipcommission, Germany); Sara Montinaro (giurista, Ya Basta, Italy); Martina Bianchi (Università di Pisa, Mezzaluna Rossa Italia); Assunta Signorelli (psichiatra, Trama di Terre, Italy); Stefania Spanò (graphic journalist, Trama di Terre, Italy); Alice Corte (videomaker, Una stanza tutta per sé, Italy); Kader Karlidag (farmacista, Austria).


PRESS RELEASE

ROME - ISTANBUL - WIEN - BERLIN
“Stronger efforts by all national and international actors are essential to answer specific needs of women and girls survived to Daesh”. Women and girls survivors in all the camps must have equal access to appropriate support, including psychosocial services”. These are the priorities identified by the international delegation of women jurists, included one psychiatric and two journalists, that for one week visited refugee and IDP camps in Turkey, Rojava and Iraqi Kurdistan.

The delegation was organized by IADL (Associazione Internazionale avvocati democratici), in co-operation with AED-EDL (European Democratic Lawyers) and ELDH (European Association of Lawyers for Democracy and World Human Rights), in order to verify and document all the women’s human rights violation committed by Daesh during the conflict, and the condition of women survived to them.

Women activists and expert in human rights working for different NGO’s at local and international level take part in the delegation.
The delegation had meeting with institutions, women from NGO’s, victims and witnesses of violence. The delegation visited governative and non governative camps wich guest women from Shengal and Kobane.

States have an obligation to ensure equal distribuction of funds and international aid between all the camps, in order to ensure that every survivors have access to basic services, included reproductive and psychosocial services for women and girls. It was noted by the delegation that women express better feelings, despite difficult material conditions, in camps where exist women’s assembly.

Witnesses Interviews confirm the brutality of war crimes perpetrated by Daesh: femicide, in the manifestations exposed by international media, is a structural method used by Daesh to annihilate and destroy the Ezidi and the others populations attacked.

The result of the work of the delegation will be presented in a report that will be submitted by IADL in front of United Nations during the 29th session of HRC in June, in Geneva, jointly with an exposition of the graphic work of ANARKIKKA, an Italian women artist that joined the delegation.

http://www.iadllaw.org
http://www.aeud.org
http://www.eldh.eu

Barbara Spinelli (lawyer, IADL, ELDH, Giuristi Democratici, Trama di Terre, Italy); Aurora d’Agostino (lawyer, IADL, ELDH, Giuristi Democratici, Italy); Simonetta Crisci (lawyer, IADL, AED-EDL, Giuristi Democratici, Donne Diritti e Giustizia, Italy); Aişe Acinkli (lawyer, ÖHD - Özgürlükçü Hukukçular Derneği, Turkey); Gülșen Uzuner (lawyer, IALD, ÇHD - Çağdaş Hukukçular Derneği, Turkey); Özge Taş (jurist, ELDH, Austria); Leyla Boran (jurist, Utamara, Hardershipcommission, Germany); Sara Montinaro (jurist, Ya Basta, Italy); Martina Bianchi (PhD in international law University of Pisa, Heyva Sor a Kurd Italy); Assunta Signorelli (psichiatrist, Trama di Terre, Italy); Anarkikka (graphic journalist and cartoonist, Trama di Terre, Italy); Alice Corte (videomaker, Una stanza tutta per sé, Italy); Kader Karlidag (pharmacist, Austria).

10 marzo 2015

MUMble... MUMble Di mamme e dintorni.

Ciao a tutt*.

Il 15 novembre 2014 ho iniziata la mia collaborazione con lenuovemamme.it, con la rubrica illustrata "MUMble… MUMble Di mamme e dintorni."

Vignette per raccontare di mamme (mum) e bambin* e famigli@ e lavoro, e tutto quanto sarà utile per aiutarci a riflettere e risolvere dubbi (o sollevarli).

Sono graditi commenti, critiche e considerazioni, volti al confronto.

Per chi avesse voglia di partecipare raccontando episodi o sollevando questioni e domande, da cui potrò prendere spunto per il mio lavoro e rendere la rubrica partecipata, può scrivere a anarkikka@lenuovemamme.it




5 marzo 2015

8 marzo in piazza con le donne del Centro Donna Lilith

Domenica mattina in Piazza del Popolo a Latina per il primo appuntamento della mostra di Anarkikka sulla violenza assistita, grazie alle donne del Centro Donna Lilith.
Vi aspetto, per una giornata che non è di festa, ma di lotta, di impegno, di memoria, per le donne.


3 marzo 2015

Anarkikka in mostra su VIOLENZA ASSISTITA INTRAFAMILIARE


Ciao a tutt*.
Oggi si ricomincia a bloggare.
E' da tempo che avevo sospeso queste pagine. Il tempo è sempre poco, e non riesco a gestirlo.
Ci riprovo.

L'occasione è la presentazione del mio ultimo progetto illustrato sulla violenza assistita.

15 tavole che raccontano una violenza sottovalutata e di cui si parla poco, che provoca nei minori disturbi gravissimi, a livello emotivo, cognitivo, fisico e relazionale, e che solo in Italia coinvolge 400.000 bambini.

La violenza assistita è quella violenza domestica che consiste nel sottoporre un minore alla violenza verbale, fisica, sessuale di un genitore sull'altro e/o su persone a cui vuole bene.

Quando la violenza è ripetuta, compromette seriamente il benessere, lo sviluppo individuale e la capacità di interagire in modo funzionale a livello sociale, di un minore.
E' causa di forti disagi come stress, depressione, difficoltà scolastiche, ridotte capacità empatiche, bassa autostima, svalutazione di sé, e nel lungo periodo, può aumentare il rischio della riproducibilità, ossia di sviluppare comportamenti violenti in età adulta, assumendo la violenza come strumento relazionale, soprattutto nei rapporti di coppia.

I temi affrontati sono:

Violenza domestica
• La violenza non è amore
• Come riconoscerla        
• Come proteggersi
• Femminicidio: non chiamatelo raptus

Violenza assistita intrafamiliare
• I bambini che assistono alla violenza sono vittime di violenza.
• Pranzo criminale. La violenza assistita è un reato.
• Quando il mostro non è nelle fiabe, la paura è senza fine.
• Il ruolo di un bambino è essere protetto, non proteggere.
• In tutto questo rumore, il suo silenzio parla. Ascoltalo.
• Anche un genitore violento è un genitore modello.
La violenza assistita provoca gravi danni ai legami di attaccamento.
• Se per te e il tuo bambino non c'è rifugio in casa, cerca una casa rifugio.
• I bambini che rifiutano il genitore violento, vanno ascoltati e protetti.
• La PAS (Parental Alienation Syndrome) non esiste. Il fatto non sussiste.
"Per farti del male, farò del male ai tuoi figli." Femminicidio: i danni fisici ai bambini non sono effetti collaterali.

La prima tappa della mostra sarà domenica mattina a Latina, in piazza del Popolo, in occasione dell'8 marzo, grazie alle donne del Centro Donna Lilith.

La mostra è disponibile a richiesta, scrivendo a anarkikka@stefaniaspano.it
Qui per maggiori informazioni.


Anarkikka